Diverse ricerche hanno dimostrato che, in alcuni casi, apportare cambiamenti nella dieta può migliorare i sintomi della sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). In effetti, molti sono gli studi che hanno esaminato come la nutrizione possa influenzare l'ADHD. In questo articolo discuteremo i risultati ottenuti da queste ricerche, cercando di capire meglio quali alimenti sono utili per coloro che soffrono dell'ADHD e quali cibi è meglio evitare.
► Che cosa è l'ADHD?
La sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD, dall'inglese Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder) è un disturbo comportamentale che coinvolge la disattenzione, l'iperattività e l'impulsività.
È uno dei problemi più comuni che possono colpire i bambini, ma può interessare anche le persone adulte. Il fattore esatto che causa l'ADHD non è ancora ben chiaro, ma la ricerca dimostra che la genetica gioca un ruolo importante. Altre cause possono essere rappresentate dall'esposizione, sia durante la gravidanza sia nei primi anni di vita, ad alcol, fumo, o ad altri agenti tossici presenti nell'ambiente. Anche la malnutrizione durante l'infanzia può causare l'ADHD [1, 2, 3, 4].
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Con ogni probabilità l'ADHD ha origine nel momento in cui si verificano bassi livelli di dopamina e noradrenalina nella regione del cervello responsabile dell'autoregolazione [5, 6, 7].
Quando queste funzioni vengono compromesse, l'individuo che soffre dell'ADHD fatica molto a completare qualsiasi attività, a percepire il tempo, a rimanere concentrato e a frenare i comportamenti inappropriati. Questa situazione, a sua volta, influenza la capacità di lavorare, andare bene a scuola e gestire le relazioni sociali. In breve, l'ADHD rappresenta un problema molto difficile da trattare e può abbassare in modo sostanziale la qualità della vita di chi ne soffre.
L'ADHD non è considerato un disturbo curabile, e i trattamenti sono perlopiù rivolti alla riduzione dei sintomi. Si ricorre soprattutto alla terapia comportamentale e alla somministrazione di alcuni farmaci [8, 9]. Tuttavia, anche vari cambiamenti nella dieta possono aiutare a gestire i sintomi [10, 11].
► Nutrizione e comportamento
Le ricerche scientifiche riguardanti l'alimentazione legata al comportamento sono ancora abbastanza nuove e talvolta discordanti. Tuttavia, tutti sono concordi nell'affermare che alcuni alimenti influenzano il comportamento. Per esempio, è noto che la caffeina può aumentare l'agitazione, il cioccolato può migliorare l'umore, e l'alcol può stravolgere completamente il proprio modo di essere [12].
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Anche le carenze nutrizionali possono influenzare il comportamento. Uno studio ha dimostrato che l'assunzione di un integratore di acidi grassi essenziali, vitamine e minerali ha portato a una significativa riduzione del comportamento antisociale [13]. Integratori multivitaminici e multiminerali possono altresì diminuire l'atteggiamento antisociale nei bambini; mentre le supplementazioni di acidi grassi polinsaturi sono collegate a una diminuzione di comportamenti violenti [14, 15].
Dal momento che è stato dimostrato che gli alimenti e gli integratori influiscono sul modo di essere della persona, sembra plausibile che potrebbero migliorare anche i sintomi dell'ADHD che riguardano in gran parte il comportamento.
Per questo motivo, molte ricerche nutrizionali hanno esaminato gli effetti degli alimenti e degli integratori sulle persone che soffrono dell'ADHD. Sono stati effettuati principalmente due tipi di studi:
1. Studi sull'integrazione: integrare uno o più nutrienti.
2. Studi sull'esclusione di alcuni alimenti: eliminare uno o più cibi dalla dieta, e poi reintrodurli gradualmente.
► Studi sull'integrazione dei nutrienti
Molti studi hanno dimostrato che i bambini con l'ADHD hanno spesso cattive abitudini alimentari o presentano carenze nutrizionali [16, 17, 18, 19]. Ciò ha suggerito ai ricercatori che gli integratori potrebbero aiutare a migliorare i sintomi dell'ADHD. In particolare, gli integratori alimentari presi in esame per migliorare i sintomi dell'ADHD sono: aminoacidi, vitamine, minerali e acidi grassi omega-3.
Integratori di amminoacidi
Ogni cellula del corpo ha bisogno di aminoacidi per funzionare correttamente. Tra le altre cose, gli amminoacidi sono fondamentali per la produzione dei neurotrasmettitori. In particolare, gli aminoacidi fenilalanina, tirosina e triptofano vengono impiegati per la sintesi dei neurotrasmettitori dopamina, serotonina e noradrenalina.
È stato visto che nelle persone che soffrono dell'ADHD ci sono problemi proprio con questi neurotrasmettitori, nonché bassi livelli degli aminoacidi appena menzionati nel sangue e nelle urine [20, 21].
Per tali motivi, alcune ricerche hanno esaminato come gli integratori di aminoacidi possono influenzare i sintomi dell'ADHD nei bambini. Gli integratori di tirosina e di S-adenosilmetionina (SAM) hanno fornito risultati contrastanti. In alcuni studi non mostrano effetti incoraggianti mentre in altri apportano dei benefici modesti [22, 23, 24]. Si attendono dunque ulteriori ricerche al riguardo.
Gli alimenti ricchi di amminoacidi sono soprattutto quelli proteici: frutta secca, legumi (in particolare la soia), cereali integrali, latticini, uova, carne, pesce.
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Integratori di vitamine e minerali
Carenze di ferro e zinco possono causare deterioramento cognitivo in tutti i bambini, anche in coloro che non soffrono dell'ADHD [25, 26, 27]. Tuttavia, bassi livelli di zinco, magnesio, calcio e fosforo sono stati più volte riscontrati nei bambini con l'ADHD [28, 29, 30].
Diversi studi hanno esaminato gli effetti esercitati dall'integrazione dello zinco, e tutti hanno riscontrato miglioramenti nei sintomi causati dall'ADHD [31, 32, 33].
Gli alimenti più ricchi di zinco sono: cereali integrali, germe di grano, semi di papavero, semi di sesamo, semi di zucca, cioccolato fondente almeno al 75% (o cacao puro), ostriche, e frutta secca.
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Altri due studi hanno valutato gli effetti degli integratori di ferro sui bambini con l'ADHD. Anche in questo caso ci sono stati miglioramenti ma, ancora una volta, sono necessarie ulteriori conferme positive [34, 35].
Sono stati inoltre studiati gli effetti di megadosi di vitamine B6, B5, B3 e C, ma in questi casi non sono avvenuti miglioramenti nei sintomi dell'ADHD [36, 37]. Tuttavia, un recente studio del 2014 riguardante l'assunzione di un integratore multivitaminico e multiminerale ha riscontarto effetti benefici. Gli adulti che hanno assunto l'integratore hanno mostrato un miglioramento nei sintomi dell'ADHD dopo 8 settimane [38, 39].
In definitiva, è possibile affermare che, nonostante i risultati ottenuti dai vari studi sugli integratori di vitamine e minerali siano misti, molti di essi sono incoraggianti per quanto riguarda il miglioramento dei sintomi dell'ADHD.
Integratori di acidi grassi omega-3
Gli acidi grassi omega-3 sono importanti per la salute del cervello, in particolare per lo sviluppo del cervello nei neonati [40]. I bambini con l'ADHD presentano generalmente livelli più bassi di acidi grassi omega-3 rispetto ai bambini che non soffrono della sindrome [41, 42]. Inoltre, minori sono i livelli di omega-3, più sembrano aumentare i problemi di apprendimento e comportamentali nei bambini con l'ADHD [43].
Molti studi hanno dimostrato che l'integrazione di acidi grassi omega-3 può apportare modesti miglioramenti ai sintomi dell'ADHD [44, 45, 46, 47, 48]. In diverse ricerche, gli acidi grassi omega-3 hanno contribuito a migliorare problemi come l'incapacità di portare a termine le attività, e la disattenzione; inoltre, hanno aiutato a diminuire l'aggressività, l'irrequietezza, l'impulsività e l'iperattività [49, 50, 51, 52, 53, 54, 55].
Tra gli alimenti più ricchi di omega-3 troviamo: semi di lino e olio di semi di lino, semi di chia, noci e olio di noce, pesce grasso come sgombro, aringa, halibut, capitone, e salmone.
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► Studi sull'esclusione di alcuni alimenti
Le persone con l'ADHD hanno maggiori probabilità di avere reazioni avverse ai cibi, per cui alcuni studi hanno provato a eliminare gli alimenti problematici per vedere se potevano avvenire miglioramenti nei sintomi [19, 56]. Le ricerche hanno esaminato gli effetti dell'eliminazione di vari ingredienti, compresi gli additivi alimentari, i conservanti, i dolcificanti e i cibi allergenici.
Esclusione dei salicilati e degli additivi alimentari
Il Dr. Benjamin F. Feingold è stato un allergologo americano molto famoso per aver scoperto che il cibo potrebbe influenzare il comportamento. Nello specifico, nel 1970, prescrivendo una dieta ai suoi pazienti che prevedeva l'eliminazione di alcuni ingredienti, ha notato che tale dieta produceva reazioni positive sul comportamento. La dieta era priva di salicilati, ovvero composti che si trovano in molti alimenti, farmaci e additivi alimentari. Mentre stavano seguendo la dieta, alcuni pazienti del Dr. Feingold hanno avuto dei miglioramenti legati ai loro problemi comportamentali.
Alla luce di queste reazioni, il Dr. Feingold ha pensato di studiare come tale dieta potesse influenzare anche i sintomi dei bambini iperattivi. Secondo le sue ricerche, circa il 30-50% dei bambini ha avuto dei miglioramenti grazie alla sua dieta [57].
Diversi studi hanno revisionato e riesaminato le ricerche condotte da Feingold e hanno concluso che la dieta da lui proposta non rappresenta un intervento efficace per l'iperattività. Tuttavia, questa dieta ha spinto molti studiosi a condurre ulteriori ricerche sugli effetti del cibo e sull'eliminazione di alcuni ingredienti, in particolare additivi, in coloro che soffrono dell'ADHD [58, 59, 60].
Eliminazione dei coloranti artificiali e dei conservanti
La dieta Feingold è stata comunque di grande ispirazione per le ricerche successive. Da allora infatti i ricercatori hanno cominciato a rivolgere la loro attenzione ai coloranti alimentari artificiali e ai conservanti. Questo perché tali sostanze sembrano influenzare il comportamento dei bambini, indipendentemente dal fatto che soffrano dell'ADHD [61, 62].
Uno studio ha seguito 800 bambini iperattivi, e ha constatato che nel 75% dei casi si sono avuti miglioramenti comportamentali mentre i piccoli seguivano una dieta priva di coloranti artificiali, e c'è stata una ricaduta nel momento in cui la dieta è stata smessa [63].
Un altro studio su 1873 bambini ha dimostrato che l'iperattività è aumentata quando questi hanno consumato più alimenti ricchi di coloranti artificiali e di un conservante noto come benzoato di sodio [64].
Anche se gli studi appena menzionati dimostrano che i conservanti e i coloranti possono aumentare l'iperattività, molti sostengono che non ci sono sufficienti prove [10, 44, 65, 66, 67, 68].
Tuttavia, la FDA ha richiesto che alcuni coloranti alimentari artificiali (AFCs) vengano indicati sulla confezione dei prodotti alimentari che ne fanno uso. L'Unione Europea, d'altra parte, richiede che i coloranti artificiali usati negli alimenti siano chiaramente indicati sulla confezione, avvertendo di eventuali effetti negativi per i bambini che soffrono dell'ADHD [69, 70, 71].
Esclusione dello zucchero e dei dolcificanti artificiali
È stato visto che le bevande analcoliche zuccherate possono aumentare l'iperattività, anche in coloro che hanno l'ADHD [72, 73]. L'assunzione di zucchero è spesso correlata a un peggioramento dei sintomi dell'ADHD nei bambini e negli adolescenti [74, 75].
Tuttavia, una revisione che ha preso in esame gli effetti dello zucchero sul comportamento non ha riscontrato effetti negativi. Altri due studi che hanno analizzato gli effetti del dolcificante artificiale aspartame hanno anch'essi smentito eventuali effetti negativi sul comportamento [76, 77, 78].
In sintesi, è più probabile che lo zucchero provochi disattenzione, invece che iperattività, poiché può causare squilibri nei livelli di glucosio nel sangue, e tali squilibri vanno certamente a ostacolare l'attenzione. Non esistono abbastanza prove che lo zucchero e i dolcificanti artificiali abbiano un'influenza diretta sull'ADHD. Tuttavia, essi possono causare effetti negativi indiretti.
Escludere pochi cibi alla volta
Eliminare pochi alimenti alla volta dalla dieta (e successivamente reintrodurli gradualmente) è un metodo molto utile per testare come le persone con l'ADHD rispondono ai vari cibi. Ecco come funziona:
- Eliminazione: seguire una dieta molto ristretta con cibi a basso contenuto di allergeni o che comunque abbiano poche probabilità di causare effetti negativi. Se i sintomi migliorano, entrare nella fase successiva.
- Reintroduzione: gli alimenti che si sospetta provochino effetti avversi vengono reintrodotti ogni 3-7 giorni. Se i sintomi ritornano, il cibo che causa i problemi viene identificato come "sensibilizzante".
- Trattamento: adottare una dieta personalizzata. Evitare gli alimenti sensibilizzanti per quanto possibile al fine di minimizzare i sintomi.
Dodici diversi studi hanno testato questo tipo di dieta che esclude i cibi gradualmente, e ognuno di essi è durato 1-5 settimane e ha preso in esame 21-50 bambini. Undici di questi studi hanno constatato una diminuzione significativa dei sintomi dell'ADHD nel 50-80% dei casi, mentre l'altra ricerca ha trovato miglioramenti nel 24% dei bambini [79, 80, 81, 82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90].
Tra i bambini che hanno risposto positivamente alla dieta, la maggior parte ha reagito a più di un cibo. Anche se tali reazioni variano da individuo a individuo, il latte di mucca e il grano si sono dimostrati i principali alimenti "sensibilizzanti" [80, 82, 88]. Il motivo per cui questa dieta funziona per alcuni bambini e per altri no rimane al momento sconosciuto.
La ricerca relativa agli effetti dei cibi sui sintomi dell'ADHD deve ancora fare molto. Eppure gli studi sopra menzionati suggeriscono che la dieta può avere importanti effetti sul comportamento e sulla sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Alcuni alimenti per l'ADHD sono efficaci nel migliorarne i sintomi, anche se non in tutti i bambini. Ogni individuo può reagire in maniera diversa, per questo è sempre necessario consultarsi con il proprio medico prima di apportare cambiamenti importanti nella dieta.