Quando si ha bisogno di assumere integratori alimentari è importante seguire sempre le indicazioni riportate sulla confezione o fornite dal proprio medico. Per quanto riguarda la vitamina D, alcune fonti scientifiche sostengono che la sua integrazione può risultare dannosa per la salute nel caso in cui si ha una basso livello di vitamina K nell'organismo. Per tale motivo è consigliabile assumere la vitamina D con la vitamina K.
Vitamina D e vitamina K
La vitamina D e la vitamina K sono nutrienti essenziali liposolubili. Il loro apporto è generalmente più abbondante negli alimenti ad alto contenuto di grassi, e il loro assorbimento nella circolazione sanguigna migliora quando vengono consumati insieme ai grassi.
La vitamina D è prodotta naturalmente dalla nostra pelle quando esposta ai raggi ultravioletti del sole. È altresì presente in alimenti come il pesce grasso, l'olio di pesce, il tuorlo dell'uovo e i latticini.
Una delle funzioni principali della vitamina D è quella di promuovere l'assimilazione del calcio e mantenere livelli adeguati di questo minerale nel sangue. Una carenza di vitamina D può causare la perdita della massa ossea, fragilità ossea, deformazione delle ossa, dolori ossei e muscolari, debolezza muscolare, rachitismo (nei bambini), osteomalacia (negli adulti).
Secondo la SIOMMMS (Società Italiana dell'Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro), nel nostro paese circa l'80% delle persone ha bassi livelli di vitamina D, e il 50% sono giovani. Tali carenze sono naturalmente più accentuate nei mesi invernali, quando l'esposizione al sole diminuisce [1]. Inoltre, è stato visto che la carenza di vitamina D accresce man mano che si invecchia fino a interessare la maggioranza degli anziani italiani che non fanno ricorso alla supplementazione con gli integratori alimentari di vitamina D [2].
La vitamina K si trova principalmente nelle verdure a foglia verde, nei legumi e nei vegetali fermentati, nonché in alcuni alimenti di origine animale come le uova e il fegato di maiale e manzo.
La vitamina K è indispensabile per una buona coagulazione del sangue e per favorire la fissazione del calcio nelle ossa e nei denti.
Sia la vitamina D sia la vitamina K sono dunque nutrienti fondamentali per il corretto metabolismo del calcio nell'organismo umano.
Le vitamine D e K lavorano insieme
Quando si tratta di metabolismo del calcio, entrambe le vitamine D e K giocano un ruolo importante.
Ruolo della vitamina D
Una delle principali funzioni della vitamina D è quella di mantenere adeguati livelli sierici di calcio. Ci sono due modi in cui la vitamina D può raggiungere tale obiettivo:
1. Migliorare l'assorbimento del calcio: la vitamina D aumenta l'assimilazione del calcio dagli alimenti mangiati [3].
2. Ottenere calcio dalle ossa: quando non si riesce a consumare abbastanza cibo ricco di calcio, la vitamina D cerca di mantenere buoni i livelli di questo minerale nel sangue attingendo calcio dalla principale fonte nel corpo, ovvero dalle ossa [4].
Il mantenimento di adeguati livelli ematici di calcio è essenziale. Anche se il calcio è conosciuto soprattutto per i suoi benefici legati alla salute ossea, svolge molte altre funzioni vitali nel nostro organismo [5].
Se dunque si verificano periodi di scarsa assunzione di calcio, il corpo non ha altra scelta che quella di utilizzare le riserve di questo minerale nelle ossa, anche se ciò può causare una perdita di massa ossea e, a lungo tempo, l'osteoporosi.
Ruolo della vitamina K
Come appena detto, la vitamina D garantisce che i livelli ematici di calcio siano adeguati, in modo da poter soddisfare le esigenze dell'organismo. Tuttavia, la vitamina D non ha il pieno controllo sulla distribuzione del calcio nel corpo. È qui che entra in gioco anche la vitamina K.
La vitamina K regola la presenza di calcio nell'organismo in almeno due modi:
1. Promuove la fissazione del calcio nelle ossa mediante l'attivazione dell'osteocalcina, una proteina che permette l'accumulo del calcio nelle ossa e nei denti [6].
2. Riduce la calcificazione dei tessuti molli attivando la proteina GLA della matrice (MGP), impedendo così al calcio di accumularsi nei tessuti molli, come per esempio nei reni e nei vasi sanguigni [7, 8].
A questo punto, pochi sono gli studi controllati svolti sugli esseri umani che hanno analizzato gli effetti degli integratori di vitamina K sulla prevenzione delle calcificazioni cardiovascolari, ma ulteriori studi sono in corso [9, 10, 11]. La calcificazione vascolare è coinvolta nello sviluppo delle malattie croniche, come le malattie cardiache e renali [12, 13, 14].
Riassumendo, una delle funzioni principali della vitamina D è quella di garantire che vi siano adeguati livelli di calcio nel sangue. La vitamina K invece è necessaria per la fissazione del calcio nelle ossa, riducendo al tempo stesso il suo accumulo nei tessuti molli come i vasi sanguigni.
La vitamina D può diventare pericolosa senza la vitamina K?
Alcuni sono preoccupati che un elevato apporto di vitamina D possa portare a una calcificazione dei vasi sanguigni nonché allo sviluppo di malattie cardiache in coloro che hanno bassi livelli di vitamina K. Questo concetto è, almeno in parte, comprovato da alcune ricerche scientifiche:
● L'intossicazione da vitamina D provoca ipercalcemia: livelli di vitamina D molto alti, tanto da causare una tossicità, portano allo sviluppo dell'ipercalcemia, una condizione caratterizzata da eccessive quantità di calcio nel sangue [15].
● L'ipercalcemia genera calcificazioni vascolari: la presenza di calcio e fosforo diventa talmente alta che il fosfato di calcio inizia ad accumularsi nelle pareti dei vasi sanguigni.
● Le calcificazioni vascolari sono associate allo sviluppo di malattie cardiovascolari: secondo alcune ricerche, la calcificazione vascolare è una delle principali cause delle malattie cardiache [16, 17].
● Una carenza di vitamina K è associata alle calcificazioni vascolari: studi osservazionali hanno constatato che bassi livelli di vitamina K aumentano il rischio di calcificazione dei vasi sanguigni [18].
● Grandi dosi di vitamina K sotto forma di integratori alimentari aiutano a prevenire le calcificazioni vascolari negli animali: uno studio controllato effettuato sui ratti con un elevato rischio di calcificazione ha dimostrato che la supplementazione di vitamina K2 ad alto dosaggio impedisce la calcificazione cardiovascolare [19].
● Gli integratori di vitamina K possono ridurre la calcificazione cardiovascolare negli esseri umani: uno studio controllato effettuato sulle persone anziane ha dimostrato che l'integrazione quotidiana con 500 mcg di vitamina K1 per tre anni ha diminuito del 6% la calcificazione delle arterie coronariche [20].
● Alte dosi di vitamina K possono diminuire il rischio di malattie cardiache: coloro che riescono a ingerire grandi quantità di vitamina K2 tramite la dieta presentano un rischio ridotto di calcificazione cardiovascolare e di malattie cardiache [21, 22, 23].
In sostanza, dosaggi notevoli di vitamina D - tanto da causare un'intossicazione - aumentano il rischio di calcificazioni cardiovascolari, mentre la vitamina K può aiutare a prevenire che ciò accada. Anche se le prove scientifiche appena riportate concordano su questo aspetto, mancano ancora alcuni pezzi del puzzle.
Innanzitutto, se da un lato abbiamo visto che ingenti dosi di vitamina D possono portare a livelli pericolosamente elevati di calcio e alla calcificazione cardiovascolare, non è ancora chiaro se dosi più basse di vitamina D possono essere ugualmente dannose nel lungo termine [15, 24, 25].
Inoltre, nel 2007, il nutrizionista Chris Masterjohn ha affermato che alte dosi di vitamina D possono provocare una deplezione di vitamina K, con una conseguente carenza di vitamina K. Sono tuttavia necessarie ulteriori ricerche prima che la validità di questa tesi possa essere pienamente confermata [26].
Non vi sono invece prove sufficientemente forti a sostegno del fatto che moderate quantità di vitamina D possano risultare pericolose senza un adeguato apporto di vitamina K. La ricerca, in questo senso, è tuttora in corso.
In sostanza, le evidenze scientifiche suggeriscono che un'elevata assunzione di integratori di vitamina D senza la vitamina K potrebbe essere dannosa per la salute dell'organismo umano, ma non si è ancora giunti a una conclusione definitiva.
Come ottenere sufficienti dosi di vitamina K
La vitamina K si trova naturalmente in diverse forme, tradizionalmente divise in due gruppi:
1. Vitamina K1 (fillochinone): è la forma più comune di vitamina K. È presente principalmente nei vegetali, in particolare nelle verdure a foglia verde come i cavoli e gli spinaci.
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2. Vitamina K2 (menachinone): questa forma di vitamina k è più rara negli alimenti, e si trova soprattutto in alimenti di origine animale e nei cibi sottoposti a fermentazione batterica, come per esempio il natto.
La vitamina K2 è in realtà costituita da una grande famiglia di composti, tra cui il menachinone-4 (MK-4) e il menachinone-7 (MK-7). Gli alimenti più abbondanti in MK-4 sono quelli di origine animale, in particolare il fegato, il grasso, il tuorlo dell'uovo e i formaggi. L'MK-7 si ottiene invece mediante il processo di fermentazione batterica, ed è quindi presente nei cibi fermentati, come quelli contenenti probiotici (natto, miso, crauti e altri). È naturalmente prodotto anche dai batteri intestinali [27, 28].
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Le attuali raccomandazioni dietetiche non fanno distinzione tra la vitamina K1 e K2. Secondo alcune ricerche, per le persone da 19 anni in su l'apporto adeguato di vitamina K è di 90 mcg per le donne e di 120 mcg per gli uomini [29].
I due grafici qui sotto rappresentano il risultato di diversi studi, e mostrano le fonti alimentari più ricche di vitamine K1 (in blu) e K2 (in arancio), nonché le loro quantità fornite da una porzione di 100 grammi di prodotto [27, 30, 31].
Nel grafico qui sopra, possiamo vedere che al primo posto tra gli alimenti più ricchi di vitamina K1 c'è il prezzemolo, con un apporto superiore ai 1600 mcg di vitamina K1 ogni 100 grammi di prodotto; segue il cavolo con circa 700mcg/100gr; poi gli spinaci con circa 500mcg/100gr; i cavolini di Bruxelles (quasi 200mcg/100gr); infine la lattuga (poco più di 100mcg/100gr).
Nel grafico qui sopra, possiamo vedere che il natto è l'alimento più ricco di vitamina K2 (circa 1150mcg/100gr); segue il fegato d'oca (quasi 400mcg/100gr); fegato di manzo (circa 100mcg/100gr); cotolette di maiale (poco meno di 100mcg/100gr); formaggio molle (poco meno di 100mcg/100gr).
Dato che la vitamina K è liposolubile, consumare questi alimenti o gli integratori nutrizionali di vitamina K insieme ad altri cibi grassi aiuta a migliorare l'assorbimento del nutriente. Per esempio, si potrebbe aggiungere un po' di olio extravergine d'oliva per condire le verdure a foglia verde. Fortunatamente, molti alimenti ricchi di vitamina K2 sono anche piuttosto grassi: formaggio, uova, e carne.
Nel caso in cui vi sia la necessità di assumere integratori di vitamina K, è necessario parlarne prima con il proprio medico, in modo da capire bene quali sono le dosi necessarie al proprio caso specifico. Dosaggi elevati di supplementi di vitamina K potrebbero interagire con alcuni farmaci [32].
In conclusione, la letteratura scientifica sta tuttora indagando sulle funzioni delle vitamine D e K. Non si è ancora riuscito a comprendere appieno il modo in cui queste vitamine interagiscono tra di loro, ma nuovi studi stanno gradualmente facendo luce su tale aspetto. È comunque chiaro che la vitamina K è benefica per la salute cardiovascolare e per le ossa, ma non è ancora pienamente chiaro se qualsiasi dose di integratori di vitamina D risulti dannosa in caso di bassi livelli di vitamina K nell'organismo. Tuttavia, è sempre bene assicurarsi di ottenere una quantità adeguata di entrambe le vitamina D e K tramite una regolare e moderata esposizione al sole e con una dieta sana e ben bilanciata. Sia la vitamina D sia la vitamina K sono importanti per la salute dell'organismo.