I composti perfluorurati (PFC) sono una famiglia di sostanze chimiche costituite da legami di carbonio-fluoro. La loro particolare struttura rende i perfluorocarburi idrofobici e lipofobici, ovvero in grado di repellere l'acqua e le sostanze oleose/grasse. Per questo motivo, i PFC vengono usati per realizzare molti prodotti che usiamo quotidianamente, dai vestiti agli utensili da cucina. Tuttavia i PFC presentano diversi rischi, ed è meglio evitarli il più possibile per salvaguardare la nostra salute e quella del pianeta.
Come e dove vengono usati i PFC?
Come il politetrafluoroetilene (PTFE) usato principalmente per creare i rivestimenti antiaderenti Teflon delle padelle, anche i PFC si trovano nei prodotti di uso comune per renderli più resistenti o repellenti alle macchie, al grasso e all'acqua. I PFC trovano dunque impiego nei prodotti più disparati: divani, poltrone e altri mobili imbottiti/rivestiti, abbigliamento, contenitori per alimenti, sedili per auto, scarpe, moquette, e perfino tende. In genere, ogni volta che un tessuto viene etichettato come "impermeabile", "resistente all'acqua", o "resistente alle macchie", con ogni probabilità contiene PFC.
Alcuni test condotti da Greenpeace hanno constatato che i PFC sono presenti in diversi tessuti d'abbigliamento outdoor e per sportivi prodotti dai seguenti marchi (la tipologia di tessuto è tra parentesi) [1]:
- Adidas (Gore-Tex, Formation)
- Columbia (Omni-Heat Thermal Reflective, Omni-Tech Waterproof Breathable)
- Jack Wolfskin (Texapore, Nanuk 300)
- Mammut (Exotherm Pro STR)
- Patagonia (Gore-Tex)
- The North Face (Gore-Tex, Primaloft One)
PFC e rischi per la salute
Uno degli aspetti più preoccupanti dei PFC è che tali composti hanno contaminato, e continuano a farlo, sia gli esseri umani e animali sia l'ambiente. In effetti, sono tra le sostanze chimiche sintetiche più persistenti. L'agenzia per la protezione dell'ambiente (EPA) ha dichiarato che i PFC, oltre a essere tossici, sono caratterizzati da una grande capacità di persistenza nell'ambiente e di bioaccumulo [2]. La persistenza fa riferimento alla capacità di rimanere negli organismi viventi per lunghi periodi di tempo. Per bioaccumulazione invece si intende che più a lungo un organismo resta nella catena alimentare più crescono le concentrazioni del composto tossico al suo interno.
Vari studi hanno constatato che l'esposizione ai PFC è associata a: minore peso alla nascita nei neonati, colesterolo elevato, livelli anomali degli ormoni tiroidei, infiammazione al fegato, indebolimento del sistema immunitario, tumore del testicolo, obesità, ipertensione indotta dalla gravidanza, e preeclampsia [3].
Per comprendere meglio i rischi per la salute causati dai PFC è importante capire alcuni aspetti relativi alla chimica di tali composti. I PFC hanno una struttura chimica caratterizzata da atomi di carbonio circondati da atomi di fluoro.
Tipi di PFC
Ci sono principalmente due gruppi di PFC. I PFC a catena lunga, che contengono otto o più atomi di carbonio, e i PFC a catena corta che hanno sette o meno atomi di carbonio.
I PFC a catena lunga sono più persistenti nell'ambiente, e i loro effetti sulla salute sono più conosciuti e studiati. L'uso di molti di questi PFC è stato vietato. Tuttavia, gran parte dei PFC a catena lunga è stata sostituita dai PFC a catena corta, i cui effetti sono ancora in fase di studio.
Le due tipologie di PFC a catena lunga più dannose sono il PFOS (perfluorottano sulfonato) e il PFOA (acido perfluoroottanoico), entrambi i quali hanno otto atomi di carbonio. Per questo motivo, vengono spesso identificati semplicemente con la sigla C8.
Il PFOA è stato scoperto nei primi anni '50, e da allora si è diffuso in tutto il mondo fino ad arrivare a contaminare anche la flora e la fauna dell'Antartide e del circolo polare artico. Poiché si tratta di luoghi in cui tale sostanza chimica non viene prodotta, questa è la prova della capacità dei PFOA di essere facilmente trasportati per lunghe distanze attraverso le correnti oceaniche [4].
Il PFOA può anche diffondersi nell'atmosfera in due modi: legandosi alle altre particelle emesse dagli impianti industriali oppure mediante la degradazione di altri composti chimici suoi precursori che vengono rilasciati nell'aria.
Il nostro organismo è contaminato dai PFC perché mangiamo e beviamo prodotti a loro volta contaminati da tali sostanze. Anche l'aria che respiriamo, alcuni dei vestiti che indossiamo, e varie pentole con cui cuciniamo possono contenere PFC.
Indagini dell'EPA
Il PFOA ha destato particolari preoccupazioni in USA dopo il caso DuPont, un'azienda chimica che negli anni '50 ha cominciato a usare il PFOA. I metodi di smaltimento della sostanza non hanno sempre rispettato le procedure stabilite per legge, per cui si sono verificati non pochi danni a livello ambientale e non solo. I potenziali effetti collaterali del PFOA hanno portato l'EPA a iniziare delle indagini su questi composti chimici.
Nel 2002 l'EPA è giunta alla conclusione che il PFOA rappresenta un pericolo concreto per l'essere umano e per l'ambiente. Nel 2003 è stato scoperto che la concentrazione media di PFOA nel sangue degli americani adulti era di 4-5 parti per miliardo, mentre i limiti di sicurezza sono generalmente fissati a 0,2 parti per miliardo. L'EPA ha scoperto che il C8 della DuPont aveva contaminato l'acqua potabile di più di 6,5 milioni di persone in 27 stati diversi.
In un documento rilasciato all'inizio del 2009 dall'EPA vengono stabiliti i limiti di PFOA e PFOS per la salute umana. L'EPA raccomanda che i livelli di PFOA non siano superiori a 0,4 µg/L (microgrammi per litro), o 0,4 parti per miliardo, e che il PFOS non sia superiore a 0,2 µg/L [5].
Nel 2006 l'EPA ha promosso un programma di riduzione graduale dell'uso di PFOA del 95% entro il 2010, fino ad arrivare a eliminarlo completamente entro il 2015. Questo programma è stato attuato volontariamente in 8 aziende americane presenti in tutto il mondo, tra cui anche la DuPont, che ha cessato la produzione di PFOA nel 2013.
Divieti da parte della FDA
Nel gennaio 2016, la Food and Drug Administration (FDA) ha vietato l'uso di tre tipi di PFC C8 nella realizzazione dei contenitori per alimenti, come i sacchetti di popcorn per il microonde, gli involucri per i sandwich, e le scatole per il trasporto della pizza.
Anche se ciò può sembrare una buona notizia, bisogna precisare i PFC a catena lunga sono stati sostituiti attualmente dai PFC a catena corta, che comunque possono rappresentare un pericolo per la salute.
PFC a catena corta
I PFC a catena corta hanno sette o meno molecole di carbonio. Sono meno persistenti rispetto ai PFC a catena lunga, ma i loro effetti a lungo termine sulla salute non sono stati ancora ben studiati.
Nel maggio 2015, 200 scienziati hanno firmato il Madrid Statement, un documento in cui viene espressa la preoccupazione per gli effetti sulla salute di diversi composti chimici tra cui anche tutti i tipi di PFC. Secondo questo documento, i PFC hanno un impatto negativo sulla salute anche a basse dosi. Gli scienziati raccomandano che a livello globale le nazioni facciano leggi che riducano il più possibile l'uso dei PFC, che dovrebbero essere impiegati solo se strettamente necessari. Per quanto possibile, è bene evitare prodotti contenenti tali composti chimici, tra cui quelli antimacchia, impermeabili, e antiaderenti [6].
Come evitare i PFC
Cosa bisogna fare per scongiurare ulteriori contaminazioni da PFC?
1. Evitare prodotti etichettati come: antiaderente, impermeabile, resistente alle macchie, e resistente all'acqua.
Ovviamente alcuni tessuti, come il feltro, hanno queste proprietà in modo naturale. Per questo motivo bisogna sempre leggere le etichette o chiedere al negoziante prima di fare l'acquisto.
Evitare le padelle e gli utensili da cucina antiaderenti. Optare per le pentole in acciaio inox, in ceramica, o in vetro, e utensili da cucina fatti in legno o in acciaio inox.
2. Evitare i contenitori dei fast-food e monouso o usa e getta.
I PFC, anche se a catena corta, vengono spesso aggiunti al packaging alimentare per renderlo più resistente ai grassi e all'acqua.
Molte volte si ricorre a piatti e ciotole monouso quando si vuole portare con sé del cibo da casa o quando si decide di fare delle scampagnate o altre escursioni. In questi casi si consiglia di optare per alternative non tossiche come i piatti, le posate e i bicchieri di carta privi di composti chimici, biodegradabili e compostabili.
Se si mangia popcorn, meglio evitare i sacchetti per il microonde, scegliendo l'alternativa tradizionale da cucinare sul fornello.
3. Scegliere prodotti per la cura di sé privi di PTFE o perfluorocarburi.
I PFC a volte vengono usati anche nei prodotti per la cura della persona e nei cosmetici. Per questo motivo si consiglia sempre di controllare bene la composizione dei prodotti. Si può per esempio usare il biodizionario per informarsi meglio sugli ingredienti.
4. Aggiungere un sistema di filtrazione dell'acqua in casa oppure usare dei filtri da applicare ai rubinetti.
Filtrare l'acqua di casa aiuta non solo a eliminare i PFC ma anche altre sostanze indesiderate come i metalli pesanti, il fluoro, il calcare, e il cloro.
Scegliendo alternative ai prodotti contenenti PFC, tutti noi, nel nostro piccolo, possiamo diminuire molto l'impatto di questi composti chimici su di noi e sull'ambiente, migliorando la nostra salute, quella degli animali e quella di tutto il pianeta.